Dott. Ruben Panizzut
Fisioterapista e Kinesiologo
Specialista in Riabilitazione Ortopedica e Sportiva

CERVICALGIA


Il tratto cervicale della colonna vertebrale è costituito da 7 vertebre.
Questa porzione di colonna, a differenza del tratto lombo-sacrale, non è sottoposto a carichi intensi ma a sollecitazioni continue altrettanto traumatiche dovute ai movimenti del capo.
Il dolore cervicale può essere causato da fratture, lussazioni, lesioni degenerative e lesioni traumatiche.
Le patologie a carico del rachide sono potenzialmente molto pericolose quando coinvolgono le radici nervose cervicali.


INFORTUNI PIÙ FREQUENTI

COLPO DI FRUSTA
È il trauma più comune del rachide cervicale e si verifica in seguito ad un brusco movimento del tratto cervicale in iperflessione/iperestensione.
Diverse possono essere le cause: trauma sportivo, caduta e incidente sul lavoro anche se la causa più comune sono gli incidenti automobilistici.
Il dolore è intenso e ben localizzato sui muscoli della regione cervicale che aumentano di consistenza e rigidità limitando di conseguenza i movimenti del capo. Spesso al dolore si aggiunge un senso di vertigine ed una intensa emicrania.
Il primo esame strumentale a cui verrai generalmente sottoposto è una radiografia del rachide cervicale per escludere fratture. A volte può essere opportuno eseguire anche una TAC o una risonanza magnetica (RMN) se permane il sospetto di una frattura o di un’ernia discale.
Il trattamento immediato prevede l’uso di un collare semirigido, riposo e farmaci specifici.
Per accelerare i tempi di recupero ti verrà consigliato un ciclo di trattamento riabilitativo che include esercizi, terapie manuali e terapie fisiche.

FRATTURA VERTEBRE CERVICALI
A livello cervicale si possono avere diversi tipi di fratture vertebrali.
Clinicamente si distinguono due gruppi di lesioni: le fratture senza interessamento neurologico (fratture amieliche) e fratture con interessamento neurologico (fratture mieliche).
La sintomatologia delle fratture amieliche consiste nel dolore locale, nell’impotenza o nella limitazione funzionale e nelle alterazioni dell’atteggiamento della colonna cervicale.
Una radiografia è in genere sufficiente per la diagnosi; nei casi dubbi o che necessitano di un ulteriore approfondimento si richiede una TAC o una risonanza magnetica (RMN).
La frattura stabile si tratta in modo conservativo con un collare rigido per circa 2-3 mesi; successivamente è necessario iniziare il trattamento riabilitativo per il recupero completo.
Una frattura instabile deve invece essere trattata chirurgicamente al fine di ottenere la stabilizzazione.

ERNIA DEL DISCO
Il disco intervertebrale è come un cuscinetto ammortizzatore interposto tra due vertebre contigue.
È composto da un nucleo polposo centrale ricco d’acqua, tenuto in sede da un rivestimento esterno fibroso. Gli spostamenti del rachide modificano la posizione del nucleo polposo all’interno del disco intervertebrale. I movimenti fisiologici possono essere accentuati nell’assumere certe posture sbagliate o nel compiere gesti particolarmente gravosi per il rachide.
In questi casi il nucleo polposo può anche protrudere (protrusione o bulging), cioè spingersi posteriormente senza lacerare l’anello fibroso che lo mantiene all’interno del disco intervertebrale.
In una fase più avanzata l’anello fibroso si lacera e il materiale contenuto all’interno del disco fuoriesce (ernia espulsa).
Il dolore è importante, talvolta pulsante, accompagnato spesso da parestesie nel territorio corrispondente alla radice compressa. I movimenti del rachide in flesso-estensione sono ridotti e dolenti.
Il sospetto clinico è legato all’irradiazione del dolore lungo l’arto superiore (cervico-brachialgia) dovuto alla compressione di una radice nervosa. Gli esami strumentali richiesti sono rappresentati da una radiografia standard e da una risonanza magnetica (RMN) o TC.
Nella stragrande maggioranza dei casi è indicato un trattamento di tipo conservativo.
Spesso è necessaria anche la terapia farmacologica.
L’utilizzo di un collare può essere necessario durante la fase acuta. Inizierai subito una parte di terapie manuali (massaggi, manipolazioni e stretching) e di terapie fisiche per ridurre il dolore.
Appena possibile vengono introdotti esercizi di recupero dell’articolarità.
A tutto ciò si associano dei consigli da seguire a casa quali non guardare la TV dal letto o dal divano sdraiati e non dormire su due cuscini.


PATOLOGIE CLINICHE

ARTROSI CERVICALE
La cervicalgia, chiamata comunemente “cervicale”, è un disturbo alquanto comune che riconosce diverse cause quali postura scorretta, uso di cuscini impropri, sedentarietà, sport traumatici (lotta, rugby, boxe), ernie del disco, artrosi e, non ultimo, eventi traumatici quali il colpo di frusta.
Il dolore cervicale può essere localizzato al collo o avvertito in altre sedi. Quando il dolore è avvertito alla spalla, al braccio e alla mano si parla di cervico-brachialgia che, nella maggior parte dei casi, è dovuta all’irritazione delle radici nervose.
La diagnosi è fondamentale per l’impostazione di un corretto ciclo riabilitativo. Gli esami strumentali più richiesti sono una serie di radiografie per valutare lo stato della colonna vertebrale, la TAC o la risonanza magnetica (RMN) per individuare eventuali compressioni del midollo spinale o la presenza di ernie discali con compressione delle radici nervose. In alcuni casi potrà essere richiesta anche una consulenza neurochirurgica.
Nella stragrande maggioranza dei casi è indicato un trattamento di tipo conservativo.
La seduta in genere prevede una parte di terapie manuali, volte a decontrarre i gruppi muscolari che governano e controllano i movimenti del rachide cervicale, e un’altra parte di terapie fisiche, per ridurre il dolore.
Anche l’esercizio fisico e lo stretching sono ottime terapie.
Inoltre vale la pena spendere qualche parola per indagare e correggere le cattive abitudini di vita che possono complicare il percorso riabilitativo, vanificando i risultati ottenuti.
Dovrai essere consapevole che una parte dei risultati dipenderanno da come ti siedi sul divano e da quante ore passi davanti al computer. Alcune di queste accortezze possono sembrare banalità ma spesso spiegano il protrarsi dei sintomi per tanti mesi o anni.


INTERVENTI CHIRURGICI

ASPORTAZIONE ERNIA CERVICALE
Il trattamento chirurgico è riservato a quei casi selezionati nei quali il trattamento conservativo si sia rivelato inefficace oppure nel caso in cui ci siano criteri di urgenza legati all’irreversibilità dei deficit neurologici.
Oggi si preferiscono tecniche meno aggressive quali la microchirurgia e la chirurgia endoscopica.
I problemi della chirurgia sono le recidive e l’inevitabile formazione di tessuto fibroso che può comprimere la radice tanto quanto l’ernia che è stata tolta.
È fondamentale il recupero riabilitativo dopo l’intervento; il programma è sostanzialmente simile a quello descritto per il trattamento conservativo, ma deve assolutamente tener conto della tecnica chirurgica adottata.