Dott. Ruben Panizzut
Fisioterapista e Kinesiologo
Specialista in Riabilitazione Ortopedica e Sportiva

DOLORE ALLA SCHIENA


La colonna vertebrale è costituita dalle vertebre distinte in 7 cervicali, 12 toraciche, 5 lombari, 5 sacrali e 4 o 5 coccigee (osso sacro e coccige).
La colonna presenta 4 curve sul piano sagittale: due a convessità anteriore (lordosi cervicale e lombare) e due a convessità posteriore (cifosi dorsale e sacro coccigea).
Le vertebre sono ossa brevi costituite da un corpo anteriormente e un arco posteriormente.
Tra i corpi vertebrali si trovano i dischi intervertebrali, strutture fibrocartilaginee che facilitano i movimenti della colonna e fungono da ammortizzatori.
Le principali funzioni della colonna sono di sostegno, protezione e movimento.
Il tratto lombosacrale della colonna è la struttura anatomica più sollecitata e mobile dell’organismo e questo la espone di fatto a continui sovraccarichi che possono danneggiare le strutture articolari, legamentose e discali delle quali è composta.
Facile comprendere quindi perchè l’80% della popolazione viene colpita, prima o poi, da problemi alla schiena.


INFORTUNI PIÙ FREQUENTI

LOMBALGIA ACUTA
Il termine generico lombalgia raggruppa una serie di cause che generano “mal di schiena”, cause che spesso sono mal definibili e inquadrabili da un punto di vista eziologico.
L’episodio acuto è noto come “colpo della strega” e in genere insorge dopo un movimento brusco in torsione o in flesso-estensione del rachide. Probabilmente hai provato a sollevare un peso in posizione semiflessa e ti senti “bloccato con la schiena”. A volte bastano gesti banali come infilarsi i pantaloni o chinarsi davanti al lavandino.
Il dolore può raggiungere una intensità tale da costringerti a letto per diversi giorni.
La visita medica mira a stabilire l’origine della lombalgia e se ci siano segni di compressione di una radice nervosa. Questo potrebbe causare un dolore irradiato lancinante ma anche perdita di forza e alterazione della sensibilità cutanea nei distretti innervati da quella specifica radice.
Quasi sempre i muscoli che governano i movimenti del rachide sono contratti e dolenti e questo può generare un fastidio notturno che altera la qualità del sonno.
Gli esami strumentali richiesti sono in genere una radiografia standard del rachide lombo-sacrale, una risonanza magnetica (RMN) o in alternativa una TAC se c’è il sospetto di una discopatia.
Nella stragrande maggioranza dei casi è indicato un trattamento di tipo conservativo.
La rieducazione prevede una parte di terapie manuali, volte a decontrarre i gruppi muscolari che governano e controllano i movimenti del rachide e del bacino, e di terapie fisiche per ridurre il dolore. Appena possibile vengono introdotti esercizi di articolarità e tonificazione muscolare selettiva che mirano alla correzione di squilibri di forza quasi sempre presenti nei soggetti lombalgici.
Un’ulteriore progressione qualitativa è possibile attraverso il collaudo di esercizi di core stability, una serie di movimenti codificati che agiscono migliorando la forza e la coordinazione neuromotoria.
Tutti questi esercizi comporranno un protocollo di mantenimento, che ti verrà rilasciato alla fine del ciclo riabilitativo.
Inoltre fin dall’inizio, è fondamentale correggere le cattive abitudini di vita che possono complicare il percorso riabilitativo, vanificando i risultati ottenuti.
Devi essere consapevole che una parte dei risultati dipenderanno da come ti siedi sul divano, da quante ore passi in auto, da quanti chili hai preso negli ultimi mesi o se sei solito sederti con il portafoglio nella tasca posteriore dei pantaloni.
Alcune di queste accortezze possono sembrare banalità ma spesso spiegano il protrarsi dei sintomi per mesi
o anni.

FRATTURA VERTEBRE LOMBARI
A livello lombare si possono avere diversi tipi di fratture vertebrali.
Clinicamente si distinguono due gruppi di lesioni: le fratture senza interessamento neurologico (fratture amieliche) e fratture con interessamento neurologico (fratture mieliche).
La sintomatologia delle fratture amieliche consiste nel dolore locale, nell’impotenza o nella limitazione funzionale e nelle alterazioni posturali/antalgiche della colonna, che può essere deviata in cifosi od in scoliosi, in rapporto al tipo ed all’entità della frattura.
Una radiografia è in genere sufficiente per la diagnosi; nei casi dubbi o che necessitano di un ulteriore approfondimento si richiede una TAC o una risonanza magnetica (RMN).
Le fratture stabili vengono trattate inizialmente con il riposo; in seguito è necessario iniziare il trattamento riabilitativo per il recupero completo dell’autonomia nelle attività della vita quotidiana.
Le fratture instabili devono essere trattate chirurgicamente al fine di ottenere la stabilizzazione con l’applicazione di due barre posteriori, solidarizzate alle vertebre mediante viti transpeduncolari.

ERNIE LOMBARI
Il disco intervertebrale è come un cuscinetto ammortizzatore interposto tra due vertebre contigue.
È composto da un nucleo polposo centrale ricco d’acqua, tenuto in sede da un rivestimento esterno fibroso.
Gli spostamenti del rachide modificano la posizione del nucleo polposo all’interno del disco intervertebrale: una flessione anteriore causa un arretramento del nucleo polposo, una estensione del rachide causa per contro un suo spostamento in avanti.
Questi movimenti fisiologici possono essere accentuati nell’assumere certe posture sbagliate o nel compiere gesti particolarmente gravosi per il rachide. In questi casi il nucleo polposo può anche protrudere (protrusione o bulging), cioè spingersi posteriormente senza lacerare l’anello fibroso che lo mantiene all’interno del disco intervertebrale. In una fase più avanzata l’anello fibroso si lacera e il materiale contenuto all’interno del disco fuoriesce (ernia) spingendosi lateralmente, verso il basso e più raramente verso l’alto.
L’esame clinico mira a stabilire se la discopatia produca segni di compressione di una radice nervosa.
Gli esami strumentali richiesti sono rappresentati da una RMN o in alternativa una TC.
Nella stragrande maggioranza dei casi è indicato un trattamento di tipo conservativo.
Inizierai subito una parte di terapie manuali e di terapie fisiche per ridurre il dolore.
Appena possibile vengono introdotti esercizi di recupero dell’articolarità e tonificazione muscolare selettiva che mirano alla correzione di squilibri di forza quasi sempre presenti nei soggetti lombalgici.
Importantissimi gli esercizi di core stability, una serie di movimenti codificati che agiscono migliorando la forza e la coordinazione neuromotoria.


PATOLOGIE CRONICHE

LOMBALGIA CRONICA
La lombalgia cronica si presenta spesso per una degenerazione del disco intervertebrale associata o meno ad una stenosi (restringimento) del canale vertebrale.
Quando il dolore tende a irradiarsi lungo il territorio di innervazione del nervo ischiatico, sulla faccia posteriore della coscia e fino al piede, si parla di sciatalgia (nota a tutti come sciatica) e in genere è attribuibile ad un coinvolgimento delle radici nervose L4, L5 ed S1.
Se invece vengono interessate le radici nervose più alte (L2 ed L3) il dolore si irradia nel territorio del nervo femorale, lungo la faccia anteriore della coscia e si parla di cruralgia.
I dischi intervertebrali possono andare incontro ad una disidratazione della loro componente acquosa
(nucleo polposo) e questo comporta la liberazione di fattori infiammatori che generano dolore lombare. Questa alterazione strutturale riduce la capacità del disco di ammortizzare i carichi e dare stabilità alla colonna lombare producendo dolore.
Il nucleo polposo può anche protrudere (protrusione o bulging), cioè spingersi posteriormente senza lacerare l’anello fibroso che lo mantiene all’interno del disco intervertebrale.
In una fase più avanzata l’anello fibroso si lacera e il materiale contenuto all’interno del disco fuoriesce (ernia) spingendosi lateralmente, verso il basso e più raramente verso l’alto.
La sintomatologia sarà pertanto irradiata nel territorio al livello del disco erniato o a quello inferiore o persino superiore.
La complessità del dolore lombalgico rende spesso difficile giungere ad una diagnosi univoca e certa.
A volte il paziente è indotto da un dolore importante a eseguire una RMN che si rivela assolutamente negativa e per contro un esame eseguito per altri motivi mostra un rachide molto compromesso al quale però non si associa un quadro clinico altrettanto preoccupante.
Questo giustifica il termine sempre più utilizzato di lombalgia cronica aspecifica.
Devi essere consapevole che poiché è un dolore che ti affligge da molto tempo, dovrai seguire attentamente le indicazioni del medico e dovrai essere costante nel seguire il trattamento riabilitativo dedicando molto tempo alla rieducazione in palestra e piscina.

SPONDILOSI
a spondilolisi è una alterazione della morfologia del rachide lombare che consiste nell’ interruzione di continuità dell’istmo vertebrale.
Se l’istmo si interrompe da entrambi i lati, il corpo vertebrale tende a scivolare in avanti sul corpo della vertebra sottostante producendo una spondilolistesi.
La causa non è del tutto nota: si pensa che vi sia una debolezza congenita dell’istmo in certi individui. I microtraumi ripetuti o un trauma singolo di una certa entità, possono causare la comparsa di lombalgia.
Questa patologia è la principale causa di lombalgia negli adolescenti e nei giovani sportivi. Colpisce quasi sempre la 5° vertebra lombare che quindi tende a scivolare sul corpo del sacro, e la 4° vertebra lombare che scivola sulla 5°.
Questa patologia è sostanzialmente benigna, ma tende ad evolvere negli anni ed è comunque una causa di instabilità del rachide lombare.
Per questo è opportuno tenerla sotto controllo con opportuni esami clinici e strumentali.
Il primo approccio è clinico e attraverso test specifici viene posto un sospetto diagnostico.
L’esame radiologico più indicato è sicuramente una comune radiografia del rachide lombo-sacrale in proiezione laterale per valutare il grado di listesi e in proiezione obliqua per valutare la lisi dell’istmo.
Nei quadri più evoluti la listesi può causare una stenosi del canale con conseguente compressione nervosa e sintomatologia irradiata.
La terapia conservativa è il primo approccio. Consiste in esercizi di rinforzo che riducono lo scivolamento in avanti del corpo vertebrale, sostanzialmente aumentando la retroversione del bacino e diminuendo la lordosi lombare.
In aggiunta si utilizzano le terapie fisiche e le terapie manuali più indicate a seconda della manifestazione clinica della patologia.

STENOSI DEL CANALE LOMBARE
Consiste nella riduzione dei diametri antero-posteriore e trasversale del canale midollare.
La sintomatologia è caratterizzata da parestesie, dolori, senso di fastidio, debolezza, senso di pesantezza agli arti inferiori.
È tipica la claudicatio intermittens: disturbi sensitivo-motori agli arti inferiori, mono o bilaterali, che ricordano quelli da insufficienza vascolare cronica e compaiono in stazione eretta protratta o dopo una camminata anche breve.
Alla visita il medico generalmente ti riscontrerà una articolarità del rachide limitata e con estensione dolente e difficoltà a camminare per comparsa di bruciore agli arti inferiori.
Le radiografie standard consentono di sospettare la stenosi. La TAC e la RMN permettono un preciso inquadramento della stenosi.
Il ciclo riabilitativo prevede un periodo di almeno 2 mesi, con 2-3 sedute settimanali in palestra e piscina associate a trattamenti chiropratici.
Importantissimi sono i massaggi decontratturanti dorso-lombari, lo stretching dei muscoli della catena posteriore ed esercizi di core stability.
Il trattamento chirurgico deve essere considerato come extrema ratio, unica soluzione in caso di sintomatologia persistente e disabilitante.


INTERVENTI CHIRURGICI

ASPORTAZIONE ERNIA DEL DISCO
Il trattamento chirurgico è riservato a quei casi selezionati nei quali il trattamento conservativo si sia rivelato inefficace oppure nel caso in cui ci siano criteri di urgenza legati all’irreversibilità dei deficit neurologici.
Le ernie chirurgiche sono in genere quelle intraforaminali “dure” cioè poco idratate, che danno una compromissione sensitiva e motoria che non fa presagire sostanziali miglioramenti nel tempo.
Il trattamento viene in genere effettuato con tecnica mini invasiva (cicatrice di 2-3 cm).
In casi più complessi può rendersi necessario un approccio più classico attraverso le lamine ossee (laminectomia).
Alcuni chirurghi praticano anche la decompressione percutanea discale mediante laser. Nessun intervento annulla le possibilità di recidiva.
Dopo l’intervento è necessario seguire un ciclo riabilitativo per un recupero ottimale.